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La protezione delle biodiversità in Italia
Risale al 2017 una dichiarazione-bomba di Oscar Farinetti, patron di Eataly, che per promuovere le politiche commerciali della propria creatura più importante disse dell'Italia che si trattava del paese con la più grande biodiversità al mondo.
Se la frase era senz'altro inesatta (Farinetti aveva dimenticato mega-realtà come Brasile, India o Stati Uniti), è vero che l'Italia ha un ottimo piazzamento: il Belpaese è molto simile a quelle nazioni, che presentano climi diversissimi fra loro da quello montano a quello marino. Grazie a ciò, la nostra nazione può vantare quasi 60.000 specie autoctone, fra animali, piante e insetti.
Una necessità sempre più urgente
Queste specie però vanno protette. Il motivo è uno solo: in epoca di mancanza assoluta di controlli, lo Stivale è stato invaso da specie importate dall'estero.
La cronaca è piena di esempi:
- la nutria, arrivata dal Canada per la produzione di pellicce, si è riprodotta in natura ed è diventata comune nei nostri corsi d'acqua;
- il gambero della Louisiana, arrivato per scopi alimentari, è "evaso" e ha trovato terreno fertile nel nord-Italia, dove sta facendo scomparire razze locali;
- anche i teneri pappagalli che ormai volano nelle nostre città in colorati stormi stanno mettendo in pericolo l'esistenza di altri tipi di uccelli cittadini.
Per questi e altri casi simili esiste una strategia nazionale per la biodiversità, che conta nell'eradicazione di specie aliene tramite sterilizzazione e controllo degli individui, oltre che nella programmazione di interventi volti a reintrodurre specie rare o quasi estinte in territori selezionati.
È per questo che nasce questo sito: da appassionati uomini di scienza quali siamo, speriamo che diventi il trampolino per discutere questi tipi di politica, oltre che per dare visibilità alla biodiversità di casa Italia. Benvenuti!
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